martedì 21 settembre 2010

Chiuso il Ramadan, Mosca accende una luce di speranza


Segnalo un interessante articolo scovato nei meandri del web. Una testimonianza che va in controtendenza con gli episodi di violenza e intolleranza nel Caucaso. A Mosca i musulmani - di origine caucasica, tatara o extra-russa - hanno celebrato in maniera pacifica e silenziosa la chiusura del Ramadan, in un clima di rispetto totale da parte degli altri cittadini. Che possa considerarsi un segnale di speranza?



Fonte: http://www.lettera22.it/

Autore: Lucia Sgueglia


RAMADAN A MOSCA, UNA SORPRESA

MOSCA – 55mila schiene che si protendono al suolo all’unisono, in segno di preghiera e ringraziamento ad Allah, a mezzogiorno in punto, in pieno centro, tra il vecchio stadio Olimpico, il 5 stelle Renaissance e la Prospettiva della Pace, occupando ogni centimetro di strade e vicoli circostanti la moschea centrale, Zafar. Intorno la polizia blocca il traffico, ingorghi interminabili, tra truppe antisommossa, cani anti-esplosivo e metal detector, chiuso il metrò. Altro che Viale Jenner. Così appariva Mosca venerdi scorso per Eid al-Fitr, la festa che segna la fine del Ramadan, il termine del mese di digiuno. Una folla pia e pacifica, quasi tutti uomini: dal Caucaso russo, i venditori di frutta dell’Azerbaijan, i gasterbeiter dell’Asia Centrale ex sovietica, gli studenti stranieri di fede islamica iscritti in una delle università cittadine, i colletti bianchi tatari. È l’islam alla russa, versione odierna. Di solito discreto, silenzioso, invisibile. Ma d’improvviso i moscoviti han ricordato che la loro città ospita la più grande comunità musulmana d’Europa, una presenza abitualmente rimossa dall'identità cittadina: 2 milioni su 12 milioni di abitanti, 20 milioni in tutta la Federazione. Sempre più a corto di spazio.


E quella folla oggi a Mosca fa discutere e preoccupare: “Spaventoso” commenta una ragazza su Facebook, “Ma è davvero Mosca?”; “Moskvabad” ironizza un blogger ripreso dalla popolare radio Echo. E fa protestare: all’estrema periferia della capitale russa, quartiere operaio di Tekstilshchiki, Viale Volga: là dove oggi sorge l’unico parco della zona, c’è il progetto di costruire una nuova moschea. 4mila metri quadri, madrassa inclusa. Era ora: Mosca ne ha solo 4, di piccole dimensioni. Da anni il sindaco Luzhkov si rifiuta di accogliere le suppliche dei mufti. Che però all’indomani della strage del metro di Mosca a marzo, opera di due kamikaze che ha fatto 40 morti, hanno avvertito: i niet delle autorità rischiano di far proliferare luoghi di culto non ufficiali, e credo non ortodossi. A Tekstilishchki sabato son scesi in piazza in 700: preoccupati che il traffico già infernale peggiori, di non poter portare a spasso i propri cani, con una petizione hanno raccolto un migliaio di firme contro la moschea. Ricordano che la circoscrizione gli ha negato il permesso di costruire una chiesa ortodossa. Ma il Patriarcato ne progetta 509 nei prossimi anni a Mosca, nonostante quelle già esistenti restino spesso vuote durante la settimana. Bizzarro che ancora una volta a portare i russi in piazza non sia l’opposizione al governo, ma questioni "di quartiere". Tra l'altro, accanto alla moschea di Zafar durante il Ramadan era stato allestito un "tendone della fratellanza" per accogliere anche i moscoviti non musulmani e fargli conoscere le tradizioni della festa, ghiottonerie incluse, con l'appoggio del Comune: un'importante gesto di pr da parte dei mufti, tuttavia ignorato completamente dai media e dai cittadini.

Impreparati e sorpresi all’evento i moscoviti, non così le autorità, in allerta seria dagli attentati del metrò, e che oggi si ritrovano un Caucaso di nuovo ribollente. Mentre il ministro degli interni Nurgaliev ricorda che da gennaio i crimini legati al terrorismo in Russia sono stati 500. Ma Cremlino e Casa Bianca ci vanno cauti a soffiare sul fuoco delle tensioni interreligiose: la Russia è un paese multietnico e multireligioso per Costituzione, da secoli convive con l’islam, oggi seconda religione del paese per numero di devoti, le sue guide spirituali sono tradizionalmente leali al Potere, soprattutto in Tatarstan, la Kazan madre dei tatari, la seconda etnia del paese dopo i russo-slavi-ortodossi. Non a caso, venerdi il tandem Putin-Medvedev non ha dimenticato di rivolgere i propri auguri ufficiali alla comunità islamica russa per la festa.




Cl.Ri.

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