domenica 29 agosto 2010

Kavkaz Fight Club - Quando la strada diventa un ring

Che botte! Che violenza! Sono queste le esclamazioni che nei più suscita la visione di questo crudo filmato.

Protagonisti sono calci e pugni, scontri fisici tra ragazzi, inscenati nei luoghi del quotidiano: i parcheggi, i giardinetti dei quartieri residenziali, oppure vecchie aree dismesse. Dal pugilato alle arti marziali, dalla Muai-Thai alla lotta greco-romana: ogni disicplina di combattimento è ammessa, i colpi bassi sono ammessi, di guantoni o protezioni non si vede invece neanche l'ombra. E le conseguenze, presumiamo, possono essere estremamente dolorose.

Per rendersene contono basta scorgere gli elenchi dei video pubblicati su Youtube: ecco comparire una lunga trafila di "Kavkaz Fights", combattimenti su ring metropolitani che vedono protagonisti adolescenti e giovani. Gli incontri, ripresi con videocamere o semplici telefonini, prevedono spesso un contorno di spettatori, amici o curiosi. Tra di loro qualcuno forse ha deciso di puntare dei soldi sull'esito di queste vere e proprie battaglie, condotte con una violenza che ha i caratteri della rabbia. Sembra di rivedere le scene del film "Fight Club", ma c'è una differenza: qui non siamo su un set cinematografico, bensì nel mondo reale, sulla strada.

In questi "teatrini della violenza" c'è forse qualcosa di genetico, l'innata indole guerresca di questi popoli, mischiata alla volontà di sfogare il disagio quotidiano che avvinghia le nuove generazioni caucasiche, strette tra i sogni del cosiddetto "mondo materiale" - fatto di guadagni lauti, belle macchine, vestiti griffati - e una realtà ben diversa, dove le opportunità di lavoro scarseggiano, la corruzione è dilagante, le tensioni etniche e le rivalità tra i ceppi familiari minano la tranquillità del vivere quotidiano.

E allora l'odio, anche se esternato in forme di scontro tra persone, può diventare una medicina, o forse solo un pagliativo. Suggerito anche dallo scarso controllo che la Federazione russa riesce oggi a garantire in queste terre di mezzo. La polizia nicchia, o pensa al proprio tornaconto, le truppe speciali di Putin sono impegnate a proteggere i confini ed eliminare le sacche di guerriglia. Tra le città e le campagne dell'interno si sta così per creare uno spazio vuoto, dove la legge ufficiale deve piegarsi al dominio di prepotenze, vendette, calci e pugni. E se non basta ecco comparire le pistole, in pieno stile Far West.

Cl. Ri

mercoledì 25 agosto 2010

Caucaso sempre più rovente

News e racconti di sangue dall'instabile crocevia tra Europa e Asia:

APCOM/NUOVA EUROPA - 25 AGOSTO - Cinque militanti islamici, tra cui due leader ribelli, sono rimasti uccisi nella notte in un'operazione a Khasavyurt, in Daghestan, Caucaso russo. L'ha reso noto la polizia locale all'agenzia di stampa Interfax. "La polizia ha fermato un'auto a mezzanotte circa per un controllo. Dall'auto sono partiti colpi d'arma da fuoco. Tutti e cinque gli occupanti la vettura sono stati uccisi", ha spiegato un portavoce della polizia. Quattro dei cinque uccisi sono stati identificati. Per due di loro si può parlare di personalità importanti della rivolta islamica, di due "emiri". Si tratta di Khasan Daniyalov, considerato il leader dei ribelli a Khasavyurt, e di Yusup Suleimanov, conosciuto anche col soprannome di Shoip. Il Daghestan è stato trascinato negli ultimi anni nell'instabilità anche per la sua vicinanza con la Cecenia, epicentro del conflitto nel Caucaso Russo.



IL GIORNALE - 21 AGOSTO - Le forze di sicurezza russe hanno ucciso in Daghestan un leader ribelle sospettato di aver organizzato il doppio attentato del 29 marzo contro la metro di Mosca, in cui morirono 40 persone. Lo ha detto il Comitato nazionale antiterrorismo. Magomedali Vagabov è stato ucciso assieme ad altri quattro ribelli nel corso di uno scontro a fuoco con le forze di sicurezza, ha precisato il Comitato in un comunicato diffuso alle agenzie di stampa russe. Il doppio attentato contro il metro di Mosca, attribuito a donne kamikaze, aveva fatto 40 morti.




ANSA - 20 AGOSTO - Le forze di polizia russe hanno ucciso ieri notte quattro presunti ribelli islamici nel Daghestan, repubblica russa del Caucaso del nord. L'incidente nel distretto del villaggio di Khasaviurt, a un posto di blocco: fermati in due automobili per dei controlli, i quattro hanno aperto il fuoco, e la polizia ha risposto uccidendoli. Il Daghestan e tutto il Caucaso stanno subendo una nuova serie di violenze quotidiane, per un ritorno della guerriglia islamica nella regione russa dell'Asia.


EURONEWS - 18 AGOSTO - Due attentati a distanza di poche ore hanno riportato l’attenzione delle autorità russe sul Caucaso settentrionale. Un’auto è esplosa nella città di Piatigorsk, ferendo almeno 21 persone, di queste una è in gravi condizioni. La deflagrazione è avvenuta intorno alle 16, ora di punta per i locali intorno alla zona. Le autorità hanno avviato un’inchiesta per terrorismo, tentato omicidio e detenzione illegale di esplosivo, gli inquirenti non hanno dubbi che si sia trattato di un attentato. In mattinata in Ossezia del nord, un kamikaze si è fatto esplodere in un posto di blocco al confine con l’Inguscezia, uccidendo un agente. Il premier Putin, lo ricordiamo, a luglio ha annunciato un piano di rilancio economico che assicuri stabilità alla regione, ma tre quarti dei russi considerano la situazione ancora pericolosa.


REUTERS - 18 AGOSTO - L'Armenia ha detto oggi di avere raggiunto un accordo per estendere fino al 2044 la concessione di un'area sul proprio territorio per una base militare russa, rafforzando la presenza militare di Mosca nella regione d'importanza strategica. L'accordo sarà firmato durante la visita a Yerevan del presidente russo Dmitry Medvedev, che si terrà oggi e domani. Il ministro degli Esteri armeno Edward Nalbandian ha confermato l'estensione del contratto in un'intervista alla televisione Rossiya- 24. Aumenterà così per decenni la presenza militare russa in Armenia, principale alleato economico e diplomatico nella regione da cui passano le tubature che portano in Europa il petrolio e il gas dell'Asia centrale e del Caspio. L'esercito russo ha anche militari in due regioni separatiste della vicina Georgia, dove ha costruito delle basi militari in seguito alla guerra di cinque giorni combattuta nel 2008 contro i ribelli dell'Ossezia del sud.

REUTERS - 4 AGOSTO - Il ribelle ceceno Doku Umarov ha annunciato oggi in un video su Internet che continuerà ad essere a capo dei ribelli islamici nel Caucaso settentrionale russo, una retromarcia rispetto a quanto annunciato in precedenza. Umarov appare in un video pubblicato sul sito islamico non ufficiale www.kavkazcenter.com, che domenica aveva riportato che avrebbe abbandonato il ruolo per motivi di salute passando il testimone a Aslambek Vadalov. "Per come si stanno mettendo le cose nel Caucaso, ritengo impossibile lasciare l'incarico di Emiro del Caucaso", ha detto il barbuto leader islamico. "Inshallah (a Dio piacendo), questa dichiarazione cancella quella procedente", ha detto Umarov, le mani sulla canna di un Kalashnikov, aggiungendo di essere in buona salute.



Cl. Ri.

martedì 17 agosto 2010

Da rifugiati a signori di Amman



Pillole di etnografia circassa…in terra straniera




Fonte: Gazzetta di Mantova del 27 febbraio 1995



Autore: Paolo Bergamaschi, cantautore, ex membro della Commissione Affari Esteri del Parlamento Europeo, autore di diversi reportage sui Balcani e ill Caucaso.



A seguire sono riportati alcuni estratti di un articolo in cui Bergamaschi presenta i Circassi di Giordania, discendenti delle famiglie che messe in fuga dalle truppe zariste nelle Guerre del Caucaso hanno saputo insediarsi e integrarsi con successo in Medio Oriente.




“ […] Oggi nel Caucaso ne rimangono solo 600.000 distribuiti in tre province autonome della Federazione Russa, delle quali la più importante è la Kabardino-Balkaria. La stragrande maggioranza dei Circassi appartiene alla diaspora che custodisce gelosamente lingua, cultura e tradizioni. Popolo di guerrieri ed agricoltori, in Giordania trovò facilmente ospitalità compensando con le proprie abitudini stanziali il nomadismo delle tribù beduine. Furono proprio i Circassi all’inizio del Novecento a sviluppare Amman trasformandola da villaggio in città. […] “









“[…] I Circassi sono considerati come la punta di diamante della società giordana ed essi stessi tengono a sottolineare con orgoglio la propria diversità. Niente velo e divieti ma le donne stanno sedute ad un tavolo e gli uomini ad un altro. La cucina circassa si basa su carni di pollo e di montone, i contorni però non mancano accompagnati da un gustoso tipo di frumento triturato, precotto e poi schiacciato in pezzi triangolari che chiamano «pasta» […]”







“[…]La musica popolare circassa ci accompagna per tutta la piacevole serata. Si tratta soprattutto di danze in sei ottavi per fisarmonica, molto simili alla nostra tarantella, che ci obbligano a ballare in quello che nella tradizione folk europea si chiama appunto «cerchio circasso» […]".




Per leggere interamente l'articolo:

http://www.paolobergamaschi.it/artGiordGazz2051.pdf




Per una panoramica completa sulla città di Amman:

http://www.rlivio.it/giordania/amman.htm

Per saperne di più sulla ricetta "pollo alla circassa":

http://www.babelmed.net/Paesi/Mediterraneo/%EF%BF%BD%EF%BF%BDerkez_tavugu%EF%BF%BD%EF%BF%BDil.php?c=4261&



Cl.Ri.

giovedì 5 agosto 2010

Circassi, lo sterminio sepolto dalla storia



Il video che apre questo post offre una panoramica di quello che viene considerato un genocidio dimenticato. Da 146 anni, il 21 maggio è una data di lutto per l’antico popolo caucasico dei circassi. Sia per quei tanti che oggi vivono in Turchia e in altri Paesi occidentali, sia per qui pochi che ancora abitano le loro terre d’origine nelle repubbliche russo-caucasiche di Karaciajevo-Cerkessia, Cabardino-Balcaria e Adigezia. Quello è infatti il giorno in cui i circassi commemorano lo sterminio del loro popolo.

A partire da quel giorno del 1864, in pochi mesi perirono un milione e mezzo di persone, uccise o morte di stenti durante la ‘pulizia etnica’ e la deportazione imposta dalle vittoriose armate dello Zar Alessandro II al termine della lunghissima e sanguinosa guerra coloniale russa di conquista del Caucaso, quella raccontata nelle opere di Puskin, Tolstoy e Lermontov. Guerra che fu combattuta su due fronti: quello del Caucaso orientale, contro i ceceni e i daghestani, e quello del Caucaso occidentale, appunto contro le popolazioni circasse (adigeti, cabardini e cerkessi).

Il primo fronte venne travolto dalle truppe zariste nel 1859 con la resa del leggendario condottiero ceceno, l’imam Shamil. Ma il secondo resistette ancora, fino alla grande offensiva del 1862 e alla definitiva sconfitta della resistenza circassa. Il 21 maggio del 1864 le armate dello zar celebrarono la vittoria con una parata nella città di Krasnaya Polyana, sul Mar Nero. Quel giorno segnò l’inizio dello sterminio e dell’espulsione forzata della popolazione circassa dal Caucaso.
Nel giro di pochi anni centinaia di migliaia di persone furono uccise dai soldati russi o costretti ad abbandonare le loro case e le loro terre e ad emigrare all’estero, soprattutto in Turchia. Nel mondo contemporaneo, la diaspora circassa conta circa sei milioni di persone residenti tra Europa e Medio Oriente, una cifra che supera di sei volte il numero dei circassi residenti in Russia. (Nell'immagine a fianco, un opera pittorica che ritrae le teste di civili circassi infilati nelle lance della truppe zariste).

Di recente è comparso sulla scena un saggio storico intitolato "I Giochi sulle ossa". L'articolo contiene un'analisi della storia del XIX secolo di Sochi, città balneare di fondazione circassa, oggi in territorio russo e sede designata delle Olimpiadi invernali 2014. Nello scritto si fa opera di boicottaggio per l'organizzazione dei Giochi olimpici nella città.



La frase "I Giochi sulle ossa" non è solo una figura retorica, bensì una descrizione letterale di sviluppi recenti. Ci sono state denunce che resti umani portati alla luce durante la costruzione dei siti olimpici in Sochi sono stati profanati. La strada in direzione del grande evento si fa carica di tensione e ostilità tra le parti, c'è il rischio concreto che quest giochi olimpici potranno esser ricordati per qualcosa che va oltre ai risultati sportivi. Nel frattempo, manifestazioni pacifiche a favore del riconoscimento storico della strage si perpetuano in tutto il mondo: le popolazioni adighe sono decise a chiedere giustizia per i loro morti e rivendicano la piena potestà sul territorio abitato dagli avi.

Cl. Ri.











mercoledì 4 agosto 2010

Un puzzle etnico dai colori variegati: benvenuti in Daghestan!

In un territorio di 50 mila chilometri quadrati, il Daghestan offre spazio a ben 35 etnie. Le principali vengono illustrate in questo esauriente filmato, realizzato in lingua inglese. Ai dati numerici e alla storia di questi popoli si affiancano immagini di ogni epoca, ritratti, disegni e fotografie utili a conoscere i costumi e alcune usanze tradizionali. L'accompagnamento musicale, ovviamente, è "made in Daghestan".

Cl.Ri.

martedì 3 agosto 2010

Daghestan: l'inquieto paese delle montagne

DAGHESTAN: dal turco "dagh" e dal suffisso iranico "stan", toponimo che unito vuol dire "paese delle montagne". In questo lembo di terra, incastonato tra i rilievi del Caucaso e le sponde del Mar Caspio, si situa la più estesa e popolosa tra le Repubbliche della Russia Meridionale. Tra le città costiere e villaggi che durante l'inverno rimangono isolati per la neve vivono 2 milioni e mezzo di persone, ripartite in ben 35 etnie, che si possono raggruppare (anche se la generalizzazione spesso rappresenta un errore) nei gruppi Avaro-Ando-Dido, Darghino-Lak, Samuro, Turchi Azeri, i Tati iranofoni e gli "Ebrei delle montagne". Tra le diverse "specie" di questo sottobosco non sempre corre buon sangue, gli scontri sono stati e sono all'ordine del giorno, del resto parliamo di popoli dalla spiccata tradizione guerriera.


STORIA

Le prime cronache del Daghestan, in particolare i primi lasciti di popolazioni chiamate Degai o Ghelai, portano la firma del geografo greco Strabone. Influenzato dalla cultura persiana sasanide, il Daghestan e alcuni suoi esponenti di spicco furono chiamati Tabarsaran-shah (signori del Tabarsaran), riferendosi all'area che giace a Ovest della città di Derbent. Parzialmente cristianizzato intorno al V-VI secolo d.C., il Daghestan cadde nell'orbita arabo-musulmana in età omayyade ma una non trascurabile importanza ebbe anche il Giudaismo.

Questi territori, tra il XII e il XIV secolo fecero parte della Cosiddetta Orda mongola. Fu sotto Tamerlano che il paese conobbe una più accentuata islamizzazione ma fu sotto gli Ottomani che l'intera area caspica fece stabilmente parte della cosiddetta dar al-Islam, articolandosi nelle tre entità feudali dello Shāmkhālat Qāzī Qūmūq, dell'Ūsmiyat di Qaytāk e del Ma‘suūmat del Tabarsarān. L'area caspica fu contesa dai russi agli Ottomani per lungo tempo, a partire dalla conquista russa di Astrakhan ma fu solo nel XIX secolo che i Russi riuscirono ad avere partita vinta. Pietro il Grande aveva inviato, già nel 1722 una spedizione armata che s'era impadronita di Derbend e due anni dopo, in un Trattato, gli Ottomani riconobbero alla Russia i possessi guadagnati. Una parte del Daghestan (la meridionale) fu ceduta prima nel 1732 e poi nel 1735 dai a Nadir Shah, creatore di un ricostituito impero persiano. Qualche decennio dopo tuttavia la Russia agì con forza per riportare sotto il proprio controllo l'area. Nel 1796 Derbend fu di nuovo occupata sotto il regno di Caterina II ma una definitiva conquista fu possibile solo nel 1806 e la situazione fu sanzionata dai Persiani con la pace del Golestan.

La Russia riuscì con difficoltà a mantenersi nel Daghestan anche nel corso del movimento popolar-religioso guidato dal musulmano Ghazi Muhammad (chiamato dai Russi "Qāzī Mulla"), sconfitto solo nel 1832. Suo figlio Hamza Beg e, dopo di lui, Shāmil proseguirono la rivolta e per un quarto di secolo le montagne del Daghestan, unificate nell'Imamato del Caucaso, furono pressoché precluse alle forze russe. Dopo la resa di Shāmil al principe Baryatinski (1859) il Daghestan partecipò alle ostilità russo-ottomane del 1877, data dopo la quale non si ebbero ulteriori mutamenti fino al 1917. Una Repubblica Socialista Sovietica autonoma fu insediata nel 1920 e il Daghestan, dopo la dissoluzione dell'Unione Sovietica, ha mantenuto i suoi legami con la neo-nata Federazione Russa, venendo però progressivamente coinvolta nei fermenti "fondamentalistici islamici" che hanno trovato la loro principale base nella confinante Cecenia.

Oggi quest'area rappresenta il focolare più esteso e pericoloso della codiddetta jihad islamica promossa da Dokku Umarov, guerrigliero autoproclamatosi Emiro del Caucaso, e intenzionato a creare tra le repubbliche etniche di queste montagne un fronte comune contro quello che viene ritenuto l'invasore russo. La religione musulmana e la sua variante estremista oggi rappresentano per queste genti , in particolare le nuove generazioni, l'unica arma da frapporre al regime di terrore e soprusi avallato da Mosca. Di fatto nella capitale e lungo la striscia di confine vige uno stato di perenne tensione: uccisioni, torture, rapimenti, arresti di massa, vendette, violazioni dei diritti civili, attacchi kamikaze offrono ogni giorno inchiostro per giornali e agenzie di stampa. Una situazione caotica, dove l'odio, la frustrazione e il sentimento di rivalsa sono resi ancor più evidenti da un contesto di corruzione dilagante, disoccupazione, e assenza di un efficace sistema giudiziario.

Da un piccolo borgo arroccato tra i monti, Bakamany, sono partite le donne autrici dell'attacco kamikaze alla metropolitana di Mosca, costata la vita a 40 persone.



CITTA' PRINCIPALI

MAHACHKALA: La capitale conta 460 mila abitanti. E' situata sulle rive del Mar Caspio, a metà strada tra le città di Baku, in Azerbaijan, e Astrakhan, alle foci del Volga. Deve il suo nome a un rivoluzionario bolscevico, Magomed Alì-Dakhadaev, soprannominato Makhac.

DERBENT: Città antichissime, si stima che i primi insediamenti risalgano al VIII secolo a.C.. Il maggiore sviluppo arrivò nel V secolo ad opera dei persiani della dinastia Sasanide, che le diedero l'attuale nome persiano di Darband che significa porta chiusa. Oggi conta circa 100 mila abitanti e conserva intatti testimonianze architettoniche del suo lungo passato.


CURIOSITA'

Il variegato panorama etnico dei popoli daghestani si manifesta attraverso costumi, rituale, danze e musiche tradizionali. Nel 1958 è stato creato il Complesso statale accademico di danza Lezghinka, capace di raccogliere consensi e riconoscimenti dentro e fuori i confini della Russia.
Adesso il colletivo è composto da 90 artisti. Il repertorio è costituito da 100 danze popolari del Daghestan, del Caucaso e della Russia. A novembre del 1999 il complesso è diventato vincitore del Festival Pace al Caucaso, e dall’inzio della guerra nel Caucaso del Nord il collettivo ha eseguito 73 rappresentazioni in prima linea per i militari delle Forze federali, per i volontari del Daghestan, esibendosi anche in numerosi ospedali per dare conforto ai feriti.
Cl.Ri





lunedì 2 agosto 2010

Pillole di guerriglia,sangue e distruzione...

Purtroppo il Caucaso è anche questo. Purtroppo è soprattutto questo, tensione, odio, distruzione, guerra di nervi e di sangue, tra uno stato , la madre Russia, dai metodi di governo spesso discutibili, e una serie di repubbliche etniche decise a opporre resistenza. Il Caucaso è una polveriera, una bomba a orologeria destinata sempre più a esplodere, una terra dimenticata dal mondo ma dall'inestimabile importanza geopolitica ed economica. Esecuzioni sommarie, sequestri di persona, torture, totale sfregio dei diritti civili: il governo di Mosca fa il bello e il cattivo tempo tra queste montagne, la gente che vive in questa striscia di terra ha deciso di difendersi e reagire con la sola arma a disposizione: la fede musulmana, che vuol dire anche integralismo islamico, jihad, liberazione dall'invasore russo di quello che un tempo fu l'Emirato del Caucaso.
Il quadro di feroce contrapposizione è reso ancor più pesante dalla feroce corruzione che anima le forze di polizia agli ordini di Putin. Infine, per chiudere questo allarmante puzzle, aggiungiamo le tensioni (per il momento sopite) tra le popolazioni delle varie repubbliche caucasiche, e persino tra i singoli clan familiari. In Daghestan, Cecenia, Inguscezia e in altre piccole regioni vige la regola del Far West.

Di seguito ecco la rassegna di alcuni orrori registrati dalle agenzie di stampa nell'ultimo mese:

ANSA.IT - 2 AGOSTO - 'Sono stanco': cosi' il capo della guerriglia islamica nel Caucaso russo, Umarov, ha annunciato nel web il proprio 'pensionamento'. L''emiro', che ha rivendicato il doppio attentato suicida che in marzo ha fatto 40 morti nella metro di Mosca, ha passato il testimone al piu' giovane Aslambek Vadalov, che nel video diffuso quasi non parla. Umarov, 46 anni, continuera' a combattere. Il presidente ceceno filorusso, Kadyrov, ha minimizzato ma gli attentati dei ribelli continuano.


APCOM/NUOVA EUROPA - 2 AGOSTO - Tre persone sono rimaste uccise e cinque ferite in una grossa sparatoria che ha avuto luogo in Daghestan, Caucaso russo. Lo scrive oggi l'agenzia di stampa Interfax. Circa 400 uomini sono rimasti coinvolti nel conflitto, che ha avuto luogo nella notte tra venerdì e sabato. Si sarebbe trattato di uno scontro tra gli abitanti del villaggio di Gergebel e di quello di Gikuni.


CORRIERE.IT - 29 LUGLIO - Le forze speciali russe hanno sventato un dirottamento aereo all'aeroporto Domodedovo di Mosca da parte di un uomo di 40 anni di Mineralnie Vodi, la località caucasica da dove proveniva il volo. Incolumi tutti i passeggeri, compreso il dirottatore che è stato fermato e in queste ore viene interrogato dalla polizia russa. Poco prima di essere catturato, aveva chiesto di poter parlare con i media e con le forze dell'ordine. Ancora ignoti i moventi del gesto. L'operazione coordinata dai servizi antiterroristici moscoviti è scattata nel primo pomeriggio. L'aereo era fermo sulla pista del principale aeroporto moscovita già da qualche ora. L'intero scalo era in stato di allarme. Le teste di cuoio sono intervenite utilizzando dei travestimenti. Si sono finti medici e con la scusa di portare soccorso ad alcuni dei passeggeri (a Domodedovo la temperatura superava i 38 gradi centigradi, in una giornata di afa record in tutta la Russia centrale) sono penetrati all'interno del velivolo mettendo in salvo le persone a bordo e ammanettando il responsabile del tentato dirottamento.



BLUEWIN.CH - 24 LUGLIO - Un ufficiale della polizia e' stato ucciso vicino alla dogana con l'Azerbaigian in una sparatoria. Un poliziotto della regione di Kisiuiurt e' stato ammazzato in un conflitto a fuoco, nel quale sono stati feriti per caso anche tre bambini.


REUTERS - 21 LUGLIO - Due guardie di sicurezza sono rimaste uccise oggi in un presunto "atto terroristico" quando un'esplosione ha coinvolto una centrale idroelettrica nella regione russa di Kabardino-Balkaria, nel nord del Caucaso. Lo riferiscono rappresentanti russi. La Russia sta tentando di contenere un aumento degli attacchi dei ribelli nelle province a maggioranza musulmana della parte meridionale del paese, dove è stato pianificato anche l'attentato alla metropolitana di Mosca, costato la vita ad almeno 40 persone.Una forte esplosione ha scosso un'area dell'impianto di Rushydro, uno dei principali produttori di energia idroelettrica del paese, nella località di Baksanskaya.I mezzi di comunicazione hanno citato il personale del ministero per le Emergenze, secondo cui sarebbero state necessarie oltre tre ore per contenere l'incendio che ha seguito l'esplosione."Secondo le informazioni preliminari, un atto terroristico è stato la causa dell'esplosione e dell'incendio. Due guardie sono morte, altre due sono state portate in ospedale", ha scritto Rushydro in una nota.



AGI/AFP - 15 LUGLIO - E’ stato identificato l’assassino della giornalista e militante per i diritti umani Natalia Estemirova, uccisa un anno fa in Inguscezia. Ad annunciarlo e’ stato il presidente russo, Dmitry Medvedev, in un incontro con la cancelliera tedesca Angela Merkel a Ekaterinburg. Rispondendo alla richiesta della Merkel di “raggiungere presto la verita’” sul delitto, il capo del Cremlino ha affermato che “il killer e’ stato identificato, e al momento gli inquirenti lavorano sul nome del mandante”. Medvedev ha spiegato che “l’indagine si svolge velocemente, ma in queste circostanze non esistono risultati altrettanto veloci, se il killer non e’ stato preso subito”.I parenti di Estemirova, assieme ai colleghi dell’organizzazione per i diritti umani ‘Memorial’, hanno sollevato dubbi sulle indagini per la morte della cronista, avvenuta il 15 luglio 2009 dopo il sequestro nella vicina citta’ cecena di Grozny. “Se all’inizio dell’indagine avevamo una speranza - ha detto il capo di ‘Memorial’, Oleg Orlov - ora la stiamo perdendo. Temiamo che il delitto non venga investigato realmente”.


APCOM/NUOVA EUROPA - 21 LUGLIO - I corpi di due giovani con ferite da arma da fuoco sono stati trovati nel villaggio di Kirovaul, distretto Kisil-Yurt nel Daghestan. I cadaveri a bordo di un'automobile sono stati esaminato solo dopo alcune ore, una volta effettuati i controlli di sicurezza. Le vittime erano cugini. Una delle vittime era un parente stretto di Bagautdin Magomedov (Kebedov), leader spirituale e ideologo degli estremisti religiosi in Daghestan e Cecenia. In base alle prime verifiche, i due giovani erano il figlio e nipote di Sakhrutdin Malikov, capo villaggio, ucciso il 14 luglio. Tuttavia, tale informazione non è stata confermata.

EURONEWS - 13 LUGLIO - Arrestate in Daghestan otto persone sospettate di preparare attentati suicidi nella Russia centrale. Sono state fermate in un’abitazione a Makhachkala, capitale dell’inquieta repubblica caucasica. Tra loro, anche sei donne, di cui quattro – con un’età compresa tra i quindici e i ventinove anni – risultano vedove di ribelli uccisi dalle autorità. I servizi di sicurezza russi dicono di aver intercettato le loro lettere di “addio” alle famiglie, in cui avrebbero espresso il desiderio di immolarsi. Il Daghestan, vicino alla Cecenia, da tempo è afflitto dagli scontri che oppongono i ribelli islamisti alle forze russe. Uno dei due uomini arrestati è sospettato di essere coinvolto negli attentati che lo scorso 29 marzo colpirono due stazioni della metropolitana di Mosca, provocando una quarantina di morti e oltre 120 feriti. Secondo i servizi di sicurezza russi avrebbe accompagnato nei luoghi degli attacchi le due donne kamikaze che si fecero esplodere.


Cl.Ri.