giovedì 5 agosto 2010

Circassi, lo sterminio sepolto dalla storia



Il video che apre questo post offre una panoramica di quello che viene considerato un genocidio dimenticato. Da 146 anni, il 21 maggio è una data di lutto per l’antico popolo caucasico dei circassi. Sia per quei tanti che oggi vivono in Turchia e in altri Paesi occidentali, sia per qui pochi che ancora abitano le loro terre d’origine nelle repubbliche russo-caucasiche di Karaciajevo-Cerkessia, Cabardino-Balcaria e Adigezia. Quello è infatti il giorno in cui i circassi commemorano lo sterminio del loro popolo.

A partire da quel giorno del 1864, in pochi mesi perirono un milione e mezzo di persone, uccise o morte di stenti durante la ‘pulizia etnica’ e la deportazione imposta dalle vittoriose armate dello Zar Alessandro II al termine della lunghissima e sanguinosa guerra coloniale russa di conquista del Caucaso, quella raccontata nelle opere di Puskin, Tolstoy e Lermontov. Guerra che fu combattuta su due fronti: quello del Caucaso orientale, contro i ceceni e i daghestani, e quello del Caucaso occidentale, appunto contro le popolazioni circasse (adigeti, cabardini e cerkessi).

Il primo fronte venne travolto dalle truppe zariste nel 1859 con la resa del leggendario condottiero ceceno, l’imam Shamil. Ma il secondo resistette ancora, fino alla grande offensiva del 1862 e alla definitiva sconfitta della resistenza circassa. Il 21 maggio del 1864 le armate dello zar celebrarono la vittoria con una parata nella città di Krasnaya Polyana, sul Mar Nero. Quel giorno segnò l’inizio dello sterminio e dell’espulsione forzata della popolazione circassa dal Caucaso.
Nel giro di pochi anni centinaia di migliaia di persone furono uccise dai soldati russi o costretti ad abbandonare le loro case e le loro terre e ad emigrare all’estero, soprattutto in Turchia. Nel mondo contemporaneo, la diaspora circassa conta circa sei milioni di persone residenti tra Europa e Medio Oriente, una cifra che supera di sei volte il numero dei circassi residenti in Russia. (Nell'immagine a fianco, un opera pittorica che ritrae le teste di civili circassi infilati nelle lance della truppe zariste).

Di recente è comparso sulla scena un saggio storico intitolato "I Giochi sulle ossa". L'articolo contiene un'analisi della storia del XIX secolo di Sochi, città balneare di fondazione circassa, oggi in territorio russo e sede designata delle Olimpiadi invernali 2014. Nello scritto si fa opera di boicottaggio per l'organizzazione dei Giochi olimpici nella città.



La frase "I Giochi sulle ossa" non è solo una figura retorica, bensì una descrizione letterale di sviluppi recenti. Ci sono state denunce che resti umani portati alla luce durante la costruzione dei siti olimpici in Sochi sono stati profanati. La strada in direzione del grande evento si fa carica di tensione e ostilità tra le parti, c'è il rischio concreto che quest giochi olimpici potranno esser ricordati per qualcosa che va oltre ai risultati sportivi. Nel frattempo, manifestazioni pacifiche a favore del riconoscimento storico della strage si perpetuano in tutto il mondo: le popolazioni adighe sono decise a chiedere giustizia per i loro morti e rivendicano la piena potestà sul territorio abitato dagli avi.

Cl. Ri.











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